La Storia del Santo
La festività cristiana
Il dies natalis dei santi, quello nel quale vengono ricordati nel calendario, corrisponde al giorno della morte: morendo, nascono in Cristo. San Giovanni è l’unico santo di cui si festeggia la nascita non intesa come morte il 24 giugno, e la morte il 29 agosto. È un privilegio che condivide con la Madonna poiché, come dice la tradizione, come lei anche Giovanni venne liberato nel grembo materno dal peccato originale. È chiaro che entrambe le date, nascita e morte, sono fittizie.
Come si è fissata la data della “nascita”?
Nel IV secolo, quando si è trattato di stabilire in quale giorno far nascere Gesù, per contrastare le feste pagane i cristiani scelsero il 25 dicembre, che fino ad allora era il Natalis Solis Invicti, il Natale romano. Poiché nei Vangeli era scritto che quando Maria, non appena ricevuto l’annuncio che sarebbe diventata madre del figlio di Dio, visitò la cugina Elisabetta, questa era incinta di sei mesi si fissò il 24 giugno come giorno natale del precursore del Cristo.
La storia del santo
Discendente di casta sacerdotale, nacque da genitori anziani. Quando l’Arcangelo Gabriele si presentò a Zaccaria, il padre, comunicandogli che la moglie, Elisabetta, avrebbe partorito un figlio che avrebbe avuto la forza di Elia nel ricondurre i figli di Israele al Dio loro, il poveretto fece presente che lui e la moglie erano anziani. Per non aver creduto subito alle parole dell’angelo, venne condannato all’afasia fino alla nascita del figlio. Infatti, non appena vide la creatura, riacquistò la voce e intonò il Benedictus. Cresciuto, Giovanni trascorse molti anni nel deserto nutrendosi di locuste e di miele selvatico. Nel quindicesimo anno di regno di Tiberio, era il 29 d.C., riapparve sul Giordano predicando il battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Ai sacerdoti che lo interrogavano per sapere se fosse il messia o il profeta Elia redivivo, rispondeva di essere la voce nel deserto che grida di preparare la via del Signore, che sarebbe venuto portando sulle sue spalle i peccati del mondo. Giovanni additava il re Erode e la regina Erodiade, che oltre ad essergli moglie era stata sua cognata, per quanto legalmente divorziata, come peccatori poiché la Torà condannava quel matrimonio in quanto il precedente era stato regolare e fecondo essendo nata Salomè. Se da un lato questo contestare il re andava bene ai sacerdoti, dall’altro il suo battesimo era una novità che destava sospetto nei medesimi. Infatti, toglieva valore al Tempio e alle pratiche sacrificali che vi si compivano. In breve, mettendosi contro gli uni e gli altri, Giovanni segnò il proprio destino. Il Vangelo di Marco ci racconta che venne fatto arrestare da Erode il quale, temendolo, vegliava su di lui perché non gli accadesse niente. Erodiade convinse la figlia Salomè a ballare per il patrigno e a chiedergli, come ricompensa, il capo del prigioniero. Cosa che puntualmente accadde. I discepoli di Giovanni, informati dell’accaduto, ne presero il cadavere e lo seppellirono, sembra, a Sebaste in Samaria.
Il culto di San Giovanni
Il corpo di Giovanni venne sepolto, sembra, a Sebaste in Samaria. Sulla sua tomba avvenivano numerosi miracoli, guarivano soprattutto ossessi. Nel 361-362 l’imperatore Giuliano l’Apostata profanò la tomba, bruciò le reliquie e le fece disperdere al vento.
Il capo, restò nella mani di Erodiade, che lo fece seppellire in un luogo segreto del palazzo per timore che la testa potesse ricongiungersi al corpo e il profeta ritornare in vita. Ritrovato miracolosamente venne segnalato come sepolto a Costantinopoli, Emesa, Gerusalemme e Damasco. Ma c’è chi dice che il capo venne sepolto poi con il corpo e bruciato con il resto. Però, nel XII secolo una testa di s. Giovanni giunse a Roma, e nel XIII un’altra giunse a Amiens. Ai nostri giorni, a Roma si custodirebbe una testa senza mandibola nella chiesa di S. Silvestro in Capite, mentre il sacro mento sarebbe nella chiesa di S. Lorenzo a Viterbo, ma nel mondo si venerano non meno di sessanta teste. Una leggenda diceva che a S. Paolo fuori le mura, a Roma, erano conservati tre crani del santo: uno da bambino, uno da adulto, uno da vecchio! E venerati sono anche i calzari del santo, il vassoio su cui venne posata la sua testa, il tappeto su cui riposava in prigione, la sciabola che gli recise il capo, la pietra su cui venne appoggiato.
Per quanto le ceneri siano state “disperse al vento”, al “completo” si trovano in San Giovanni in Laterano a Roma, a Genova nella chiesa di San Lorenzo, a Vienne nel Delfinato e in un numero infinito di altri posti. Per non parlare delle dita, undici indici della mano destra e cinquantotto misti, dei denti, delle spalle e di ossa che vengono onorati nel mondo cristiano.
Nelle sacre raffigurazioni, viene presentato magro, ascetico, vestito con abiti rozzi, un agnello in braccio o accanto a lui e un alto bastone che spesso termina con una croce. Altre volte, porta la propria testa tagliata.
San Giovanni è invocato contro l’emicrania, è il protettore di città, sorgenti e associazioni benefiche, protegge albergatori, addetti alle mense, le autostrade, cantori e cantanti, cardatori, coltellinai, conciatori, musicisti e fabbricanti di strumenti musicali, lavoratori e commercianti di pelli, carcerati, condannati a morte.
Il santo e la sua famiglia, sono onorati anche dal Corano e il luogo dove era la sua tomba era venerato dai maomettani fino all’arrivo dei crociati. Riconquistato dal nipote del Saladino, Hussam-el-Din, questi vi fece costruire una moschea.
Le festività pagane
Moltissime sono le leggende e le usanze legate al giorno di San Giovanni, che risalgono alla notte dei tempi, stratificate le une sulle altre al punto che è difficile districarle.
San Giovanni cade nel periodo del solstizio d’estate. Quando il Sole raggiunge la sua massima declinazione positiva rispetto all’equatore celeste, sembra sostare qualche giorno, così che sembra levarsi sempre nello stesso punto, per riprendere il cammino inverso, comincia l’estate. Questo giorno ha variato a seconda dei calendari dal 19 al 25 giugno, il fenomeno del “Sole che sosta” o del “Sole che fa i salti”, è sempre stato osservato e feste in questo periodo risalgono ai babilonesi. Come tutti i giorni di cambiamento, inizio d’anno ecc., era considerato critico, di passaggio, servivano riti per esorcizzare la paura.
Il solstizio d’estate, per i babilonesi, rappresentava il matrimonio del Sole con la Luna. La Luna, dea delle acque, e dominatrice del segno del Cancro che inizia proprio con il solstizio, vengono fecondate dal Sole. San Giovanni è patrono delle sorgenti, nel giorno di San Giovanni è usanza consumare lumache, animale posto sotto la Luna. Secondo la tradizione, le corna delle lumache portano discordia, mangiandole e seppellendole nello stomaco, la discordia viene scongiurata. Altra credenza: per ogni cornino di lumaca ingerito con la medesima, una disgrazia è evitata. E da qui, le scorpacciate.
Nella religione dell’antica Grecia, il solstizio d’estate era considerato la “porta degli uomini”, mentre il solstizio d’inverno era la “porta degli dei”. Giovanni il Battista, festeggiato il 24 giugno, è detto “Giovanni che piange”, poiché il sole sembra iniziare un cammino a ritroso ed a causa del suo destino, mentre Giovanni Evangelista, festeggiato il 27 dicembre, al solstizio d’inverno, è detto “Giovanni che ride” poiché il sole inizia il cammino in avanti e per aver contribuito a diffondere il verbo divino nel mondo quale apostolo. I solstizi, dunque, nell’antica Grecia erano un confine tra il mondo spazio-tempo degli umani e l’atemporalità degli dei. Ma si tratta di un concetto comune a molti popoli, lo si ritrova nei testi vedici, certamente anteriori al pitagorismo. Nella tradizione romana, il custode delle porte, comprese quelle solstiziali, era Giano, signore dell’Eternità, le cui feste venivano celebrate ai due solstizi. E su queste si innestano le feste dei due Giovanni cristiani. I due Giovanni, secondo alcuni studiosi, simboleggiano il Cristo Creatore al solstizio estivo, mentre al solstizio invernale il Cristo che apre la porta del cielo, ricollegandoci sia alla religione greca sia alla religione romana.
Sempre nell’antica Roma, il 24 giugno si festeggiava Fors Fortuna, la dea della casualità. Era vietato al popolo onorarla durante l’anno, ma in quel giorno cadevano i divieti, come dice Plinio il Vecchio, e i romani potevano festeggiarla.
Secondo le tradizioni nordiche, il 24 giugno è giorno di mezza estate. Il mondo naturale e il soprannaturale si compenetrano e accadono “cose strane”. Il giorno è ricordato anche da Shakespeare nel “Sogno di una notte di mezza estate”.
Le tradizioni di San Giovanni
Tradizioni dal Mondo
La notte di San Giovanni, è sempre stata considerata “magica”. La stratificazione delle credenze, degli usi dei vari popoli ne ha fatto un qualcosa di particolare che la chiesa ha combattuto.
E le streghe sono entrate a far parte dei riti.
Il giorno della vigilia, i romani si radunavano nei prati della chiesa dei Ss. Giovanni in Laterano, sì perché è dedicata ad entrambi i Giovanni, e di S. Croce in Gerusalemme, accendevano fuochi e aspettavano di veder passare le streghe. Queste, erano guidate da Erodiade- Salomè, poiché nelle leggende i due personaggi si erano confusi. Si racconta che, pentita di ciò che aveva fatto, questo duplice personaggio coprì il volto del Battista di baci e lacrime, ma che dalla bocca uscì un fortissimo vento che la spinse nell’aria dove restò a vagare per l’eternità. Ma fra le streghe c’è anche l’antica dea Diana, così la chiesa cercava di soppiantare le religioni preesistenti. Vediamo alcune tra le credenze più comuni a tutte le latitudini: Il fuoco dei falò accesi per la vigilia, comune dalle regioni nordiche alle regioni africane del nord, era considerato purificatore, come la rugiada, simbolo delle lacrime di Erodiade-Salomè, aveva una funzioe fecondatrice ed ecco che la rugiada della notte di vigilia ha lo stesso compito: le spose che desideravano avere molti figli, si sedavano senza biancheria intima sull’erba bagnata della rugiada. In Normandia, era costume rotolarsi nudi sull’erba umida di rugiada per ringiovanire la pelle e preservarla dalle malattie, per far crescere i capelli.
In Abruzzo, la sera della vigilia le ragazze mettevano tre fave sotto il cuscino. La prima era priva della buccia esterna, la seconda ne aveva solo metà e la terza l’aveva intatta. Al mattino la ragazza prendeva a caso una fava: se era senza buccia avrebbe sposato un uomo povero, se ne aveva metà non era né ricco né povero, se era quella con la buccia integra sarebbe stato ricco. Altre usanze erano quelle tipiche del Capodanno, come sciogliere piombo per sapere che mestiere avrebbe fatto il marito o mettere in un bicchier d’acqua due cardi bruciacchiati per sapere se si sarebbe sposato un forestiero o un paesano.
Per prevedere il futuro, sotto il guanciale venivano messe anche le cosiddette “erbe di San Giovanni”, legate in mazzetto in numero di nove ma di qualità varianti da paese a paese. Indispensabile era l’iperico.
Le erbe più note e ricercate della notte di San Giovanni sono l’iperico chiamato anche scacciadiavoli, considerato un anti malocchio, l’artemisia detta anche assenzio volgare, consacrata a Diana-Artemide, la verbena simbolo di pace e di prosperità, e il ribes i cui frutti rossi proteggono dai malefici come le rosse bacche dell’agrifoglio a Capodanno.
Da non dimenticare: il giorno di San Giovanni bisogna comperare l’aglio se si vuole un anno prospero. Se si vogliono molti quattrini, a mezzanotte si dovrebbe cogliere un ramo di felce e tenerlo in casa.
Nella pianura Padana, nella notte di San Giovanni le donne staccano la drupa verde delle noci per preparare il nocino, liquore tipico locale, senza usare attrezzi di metallo. È una tradizione di origine celtica. Presso i Celti, il noce era un albero sacro.
Altra tradizione comune a culture diverse è il “comparatico” di San Giovanni. Se ci si lega simbolicamente, anche tra persone di sesso diverso, il 24 giugno, si resta spiritualmente legati per tutta la vita: compari e comari.
Proverbi
A San Giovanni sono legati anche molti proverbi, eccone alcuni:
- San Giovanni non vuole inganni, a ricordare il comparatico di cui sopra, e la fuzione del Battista come patrono dell’amicizia, poiché si dice che fosse inflessibile con chi tradiva un amico.
- S.G. col suo fuoco brucia le streghe, il moro e il lupo, come a dire i malanni del mondo.
- La vigilia di S.G. piove tutti gli anni, per dire che andrà bene ma…
- Se piove il giorno di S.G. si asciugano tutte le fontane, oppure se piove il giorno di S.G. tanta saggina e poco pane.
- Chi non compera aglio il giorno di S.G. è poveretto tutto l’anno.
- Il giorno di S.G. riempie il chicco, ad indicare che il vino buono si forma quel giorno se il clima sarà quello giusto.
- S.G. mietitore, S. Pietro legatore
- Chi nasce la notte di S.G. non vede streghe e non sogna fantasmi, per indicare che è dotato di poteri speciali.
- Quando la lavanda sente arrivare S.G. vuole fiorire.
- Se vuoi che i tuoi panni non vengano danneggiati dalle tignole, fagli prendere l’acqua di S.G.
- A S.G. l’alveare spande.